«Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia,
luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui»
Questa frase, attribuita a Federico II di Svevia, esprime in poche parole la bellezza e l’amenità di questi luoghi che, proprio per questi motivi, sono stati oggetto di uno dei più antichi insediamenti umani dell’Italia meridionale.
Ed in questi territori, attraverso la sapiente miscela di tradizione ed innovazione, nasce l’olio extra vergine d’oliva “Donatacci”.
Il Tavoliere, delimitato dalle barriere naturali rappresentate dal promontorio del Gargano a est, dalla dorsale appenninica a ovest, e dai due fiumi più grandi della Puglia e cioè dal fiume Fortore a nord e dal fiume Ofanto a sud, racchiude al suo interno un micro-clima particolare che fornisce ad alcune colture agricole l’habitat naturale dove svilupparsi al massimo delle proprie possibilità, con le sue estati caratterizzate da temperature elevate ma secche, ed inverni piovosi e non troppo rigidi.
Non solo il clima ma anche il terreno (che è caratterizzato da un tavolato calcareo ricoperto da una coltre di detriti recenti, ghiaie, sabbie e fanghi, che i fiumi hanno lasciato ai loro fianchi, formando con il tempo una estesa e fertile pianura alluvionale, resa asciutta e coltivabile dalle bonifiche) garantisce un insostituibile apporto allo sviluppo di determinate coltivazioni.
Proprio queste caratteristiche hanno permesso alle piante d’ulivo di poter crescere rigogliose, e ad una particolare cultivar di fare di questo territorio il proprio habitat naturale.
Stiamo parlando della cultivar “peranzana”.
Anche se i cenni storici legati a questa particolare varietà d’olivo ci dicono che non si tratta di una pianta autoctona ma che sarebbe stata importata nel 1700 dalla Francia meridionale (da qui l’altro nome attribuito a questa cultivar e cioè “provenzale”) grazie all’insediamento dei nuovi reggenti del Regno di Napoli, la storia ci dice che proprio in questo territorio questa cultivar ha trovato le condizioni ideali dove crescere ed assicurare la produzione di quel tesoro che era rappresentato dall’olio che da quelle piante se ne ricavava.